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- FEBBRAIO 2018 -
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L'EDITORIALE

Quelle lacrime per la scomparsa di Dalla di Flavia Pankiewicz
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arzo si è aperto con una notizia molto triste, quella della morte di Lucio Dalla. E con una che dà conforto: scoprire quanto fosse amato il piccolo grande Lucio della canzone italiana.
     Dalla sua Bologna alla Puglia (“sua” anche questa per le vacanze d’infanzia a Manfredonia e per la villa-studio incastonata sulla scogliera di Cala Matana, alle Isole Tremiti, davanti a un panorama e a un mare d’incanto che ha ispirato canzoni come Luna Matana o Come è profondo il mare) tutta l’Italia è stata scossa da un brivido di commozione, di dolore, di rimpianto forse paragonabile solo a quello provato per altri due grandi artisti italiani: Pavarotti e Lucio Battisti.
      L’affetto di milioni di persone verso un personaggio pubblico che magari non si è mai incontrato nasce da quello che è stato capace di donare. E Dalla ha donato, oltre che musiche indimenticabili, testi che erano vere e proprie poesie, folgoranti, che andavano dritto al cuore. E se molti di noi, anche cinici e scafati negli affari quotidiani, non ce la fanno a non sentire un nodo alla gola quando risuonano le note di Caruso, con quel te voglio bene assaje semplice e struggente che ti trafigge come una freccia, o si ricordano quanto ci ha intenerito, all’inizio degli anni ’80, una canzone come Cara, o quanto ci entravano dentro, senza nessuna spiegazione plausibile, quel Balla balla ballerino o l’incantevole favola autobiografica di 4 marzo 1943, allora, evviva, significa che la nostra anima sentimentale, capace di amare, di intenerirsi, di commuoversi è ancora viva.
      E sulla scia della riscoperta di una sensibilità che sembrava scomparsa s’inserisce un’altra notizia, di cui parliamo nell’intervista di quest’edizione di Bridge. Si presenta a Roma, in anteprima nazionale, un documentario che la giovane regista Sabrina Digregorio ha dedicato alla vita e all’opera dell’anziano poeta pugliese-americano Joseph Tusiani. Personaggio con una singolare esperienza di vita tra le due sponde dell’Atlantico, di grande spessore culturale e umano, poeta e scrittore di talento insignito di innumerevoli riconoscimenti ma certamente non una rockstar che riempirà le sale. Ciononostante è a lui e alla sua vita che la Digregorio ha scelto di dedicare il suo film.
      Il messaggio è chiaro: siamo nel 2012 ma c’è ancora spazio per la poesia e voglia di raccontarla.
     E anche scoprire che tutta l’Italia piange la perdita di un grande cantautore fa riflettere.
    Con l’amarezza e la commozione per la morte di Dalla abbiamo scoperto quanto lo abbiamo amato. E lo abbiamo amato perché la sua musica e le sue parole ci hanno regalato emozioni forti. La sua improvvisa scomparsa in questo incerto inizio di primavera ce le ha ricordate. Ci siamo ricordati che siamo tutti uguali a quel barbone di Piazza Grande e come lui a modo mio avrei bisogno di carezze anch’io.

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