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L'EDITORIALE

Il ricordo di Mario Cuomo, orgoglio degli Italiani d’America di Flavia Pankiewicz
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I

l 1° gennaio scorso si è spento a New York Mario Cuomo, per tre mandati consecutivi, dal 1983 al 1994, governatore dello Stato di New York, avvocato ed esponente di punta del Partito Democratico e figura di grande spessore umano, ricordato anche per il suo doppio rifiuto (nel 1988 e nel 1992) di correre per le elezioni presidenziali, ipotesi che aveva fatto sognare gli Italiani, d’America e non solo, di vedere per la prima volta un italoamericano alla Casa Bianca.

Nato nel 1932, nel quartiere di Queens, a New York, da genitori del Salernitano, si era laureato in Legge alla St. John’s University ed era stato un talentuoso giocatore di baseball nella squadra dei Pittsburgh Pirates. Sposato con Matilda Raffa, aveva avuto cinque figli. Il secondogenito, Andrew, che ha a sua volta intrapreso la carriera politica, ha giurato per il suo secondo mandato come governatore dello Stato di New York proprio nel giorno della scomparsa del padre.

“Abbiamo perso un gigante, un uomo di incrollabili principi e dalla compassione per l’umanità senza eguali”, ha affermato il sindaco di New York, Bill De Blasio, che ha emesso un’ordinanza perché tutte le bandiere americane del Comune di New York restino a mezz’asta per un mese. E il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, lo ha ricordato affermando che “era un campione determinato di valori progressisti, una voce risoluta per la tolleranza e l’equità”.

Noto per la sua visione politica progressista e liberale, Mario Cuomo aveva portato avanti con forza campagne contro la pena di morte. Il suo più celebre discorso fu quello pronunciato a San Francisco, alla Convention del Partito Democratico del 1984, in favore del candidato presidenziale, Walter Mondale. Riferendosi alla frase-slogan di Ronald Reagan, che parlava dell’America come di una “luccicante città su una collina” lo apostrofò affermando che avrebbe dovuto sapere che l’America somiglia più al racconto di due città che a una “luccicante città sulla collina”. Si riferiva al romanzo di Charles Dickens, Tales of Two Cities, sulle città divise tra ricchi e poveri. Un’attenzione verso il popolo e i problemi delle classi meno abbienti che avrebbe caratterizzato tutta la sua carriera politica.

Quando una volta gli fu chiesto come avrebbe voluto essere ricordato, Cuomo affermò: “Quando sarà finita, voglio che la gente dica: era una persona onesta”. Una frase testamento semplice e incisiva, quella del più autorevole uomo politico americano d’origine italiana, che dall’America rimbalza, in questo avvio di anno nuovo, nella nostra Italia, come auspicio – si spera – di un nuovo corso.

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