L'EDITORIALE
Da una conferenza le ispirazioni per progettare il futuro di Flavia Pankiewicz
L’
ultimo mese dell’anno è il momento in cui si tracciano bilanci e si cercano insegnamenti e prospettive per affrontare il futuro. Ripercorrendo questo 2014 e tutto ciò con cui sono entrata in contatto direi che l’evento più notevole da cui trarre linfa vitale e idee per progettare il futuro è stato il TEDex 2014, tenutosi alla fine di ottobre al Politeama di Lecce.
TEDex è una manifestazione nata in California ed oggi diffusa in molti paesi del mondo, in cui si riuniscono, in un incontro-fiume aperto al pubblico, grandi menti e persone che hanno realizzato esperienze straordinarie e raccontano, in sintesi, la loro storia e la loro esperienza. La finalità è diffondere idee di valore. Il merito di averla portata a Lecce, per il terzo anno consecutivo, è di Gabriella Morelli e Vito Margiotta, con il coordinamento di Laura Casciotti. L’incontro di quest’anno era dedicato proprio al futuro. Diciotto strepitosi relatori, di fama nazionale e internazionale, hanno parlato di economia, scienza, impresa, food, arte, teatro, impegno sociale, diritti umani e civili, agricoltura, nuove tecnologie e comunicazione. Racconti e proposte avvincenti che hanno catturato senza sosta l’attenzione del pubblico per più di cinque ore. Bisognerebbe riferire di tutti ma in omaggio alla sintesi, che è uno degli elementi ispiratori del TEDex, cito tre interventi che mi hanno colpito particolarmente. Innanzitutto quello di Alexander Aleinikoff, vice Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati, che ha riferito di una tragica realtà su cui raramente si accendono i riflettori dei media: quella dei campi-profughi, in cui spesso i rifugiati trascorrono tutta la vita. Espulsi o fuggiti dal proprio paese per guerre, carestie o persecuzioni politiche o religiose, sono persone che hanno dovuto abbandonare il lavoro, la famiglia, la comunità e che in terre straniere finiscono in tendopoli, nei deserti o ai margini delle città, e in questi non-luoghi, senza uno status, senza una patria, senza un “futuro” passano spesso decenni o tutta la vita. Un messaggio, quello di Aleinikoff, teso a risvegliare coscienze addormentate o concentrate esclusivamente sul proprio orticello.
Dell’intervento dell’astrofisico Amedeo Balbi memorabile, oltre alle immagini di galassie che si trovano a distanze siderali dal nostro pianeta, il concetto di “orizzonti che arretrano” per il sapere, in astronomia come in qualunque altro campo. Più si sa e più si scopre quanto è vasto ciò che non si sa. Anche questa volta una presa di coscienza, quella del limite, ma con la gioiosa consapevolezza, guardando le immagini dello spazio infinito a cui si rivolgono gli studi astronomici, di quanto genio ci sia negli esseri umani e di quanto non sia giusto considerare sempre e soltanto “il male”.
Interrotto da innumerevoli applausi, come nessun altro, l’intervento dell’Harry Potter di Vicenza, il quindicenne Cesare Cacitti. Una certa somiglianza con il celebre maghetto, è un giovanissimo genio che a tredici anni ha costruito, da solo e con pezzi rimediati in garage, la sua prima stampante 3D! Oggi continua a studiare, a suonare il piano, a fare sport ma sviluppa senza sosta, con l’ausilio di organizzazioni che sostengono i giovani talenti digitali, le sue straordinarie capacità. Ha sedotto il pubblico raccontando con semplicità, spigliatezza ed un certo humor, la sua vita e le sue esperienze. Il suo sogno è arrivare a realizzare il teletrasporto. Il suo motto? Work hard, dream big. Lavorare sodo, sognare in grande.
Qualcuno ha citato anche una frase attribuita al grande compositore e scrittore americano, John Cage: “Nothing is a mistake. There’s no win and no fail, there’s only make”. Niente è un errore. Non c’è vittoria, né fallimento. C’è solo il fare.
È una frase bellissima, e potrebbe essere un appello, in questo ennesimo anno che volge al termine, a liberarsi da ogni paura di sbagliare, per abbracciare senza indugi l’unica filosofia che in qualsiasi campo possa dare frutti: quella dell’azione, quella del pragmatismo.
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