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- FEBBRAIO 2018 -
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L'EDITORIALE

Pianoforti in strada a New York di Flavia Pankiewicz
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E

ccola: New York. Con i mille grattacieli che svettano arditi verso l’alto. Con il traffico che scorre incessantemente per le sue strade. Ma anche con i suoi mille spazi di città-giardino. A cominciare dall’ormai mitica High Line, la passeggiata tra i grattacieli lungo un binario dismesso sopraelevato che portava le merci nel vecchio Meatpacking District (ora la zona più trendy della città), con un nuovo tratto aperto da poco, con gli alberi ancora più alti, e tra i binari più verde, più fiori. Con il nuovo Waterfront lungo l’East River, nei pressi del Pier 17, con nuovi parchi-giochi per bambini e i nuovissimi parchi per cani. Con tante aree riservate ai pedoni, ai ciclisti, a tavolini e sedie lasciati in strada solo per i passanti, liberi di fermarsi quanto vogliono. Con i water taxi che tra l’Ikea di Red Hook a Brooklyn e Manhattan fanno la spola gratuitamente. Un salotto a cielo aperto, più bella e accogliente che mai, New York si rinnova e si reinventa continuamente, non smette mai di stupire, anche per chi, come me, l’ha visitata, nel giugno scorso, per la quarantesima volta.

A Brooklyn c’è un nuovo, magnifico parco: il Brooklyn Bridge Park, dove ogni sera, d’estate, si tengono nuove iniziative. I telescopi puntati verso il cielo per osservare le stelle con gli astronomi che offrono spiegazioni, una sorta di anfiteatro di granito, dove Shakespeare va in scena all’aperto, gratuitamente, per chiunque si voglia fermare. Poco distante, a DUMBO (down under the Manhattan Bridge overpass) un’antica giostra con i cavalli regala una magica atmosfera retrò.

Ma per due settimane, in giugno, c’era un’altra sorpresa a New York. Pianoforti. Pianoforti in strada, nei parchi, nelle piazze, nei sottopassaggi. Non con i relativi pianisti ma lasciati in giro solo per i passanti.

È il terzo anno che in giugno si tiene in città questa iniziativa. È a cura di “Sing for Hope”, un’organizzazione non-profit che mira a rendere le arti disponibili per tutti, specialmente per le comunità svantaggiate. Questa volta i pianoforti erano 88 (!), distribuiti nei cinque distretti di New York. Verticali, a un quarto di coda, a coda, decorati da artisti, illustratori, graphic designers. Alla fine delle due settimane sono stati donati a scuole, ospedali e organizzazioni di quartiere.

Scoprirli, per strada, è stata una grande emozione. Vedere newyorkesi e turisti ordinatamente in fila per suonare a cielo aperto. Guardare i teli di plastica lasciati a terra, accanto ai pianoforti, perché i passanti stessi provvedessero a coprirli in caso di pioggia. Ascoltare una melodia incantevole e scoprire che chi la suonava è un giovane ottico che l’ha anche composta. Stupirsi davanti a un bambino che a meno di cinque anni, seduto allo sgabello senza neanche arrivare lontanamente con i piedi a terra, suona a memoria pezzi di musica classica con una disinvoltura da pianista consumato… è stata una grande emozione. E poi anche a chi non si è mai accostato alla musica può venire una gran voglia di mettersi a suonare sotto il sole o sotto le stelle, davanti allo skyline incantato di Manhattan. Puoi farlo anche se non sai suonare. Questa è New York.

Pianoforti in strada. Un’altra emozione indimenticabile tra i ricordi dei viaggi.

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