L'EDITORIALE
Se dal grande schermo il sogno americano fa irruzione nella nostra vita di Flavia Pankiewicz
P
atinato ed elegantissimo il film del ’74 di Jack Clayton (con Robert Redford e Mia Farrow indimenticabili), sfarzoso con punte di kitsch, ma non meno intenso, quello 2013 targato Baz Lurhmann. Questa è la forma, “l’involucro”, delle ultime due versioni cinematografiche del Grande Gatsby, il magnifico romanzo (1925) di Francis Scott Fitzgerald che attraverso la storia di Jay Gatsby affronta i temi universali dell’amore e della vita tra bellezza e tragedia, tra sogno e disincanto.
Pur accogliendola freddamente, tra mille puntualizzazioni, e confrontando costantemente l’opera di Lurhmann con quella del ’74, la critica ha riconosciuto all’unanimità una strepitosa interpretazione di Leonardo Di Caprio, e in ogni caso non si può negare che si tratti di 142 minuti di grande cinema, imperdibili per chi ami l’America, Fitzgerald, Di Caprio, Carey Mulligan o tutte queste cose insieme.
In particolare, per chi ama l’America, il film come il romanzo sono un must. Il sogno americano: qualcuno che partendo dal nulla riesce a costruire una fortuna immensa, il jazz, le ville-regge di Long Island (poco importa se Lurhmann ha ricostruito gli ambienti in Australia). E naturalmente New York, fascinosa più che mai già negli anni Venti, splendidamente fotografata mentre si ascoltano le parole, altrettanto seducenti, di Fitzgerald: La città vista dal Queensboro Bridge è sempre la città vista per la prima volta, nella sua prima promessa selvaggia di tutto il mistero e la bellezza nel mondo...
Voce narrante della storia è uno dei personaggi (una tecnica utilizzata anche da Henry James), Nick Carraway (un ottimo Tobey Maguire), e il suo punto di vista è evidentemente quello di Fitzgerald, che adora lasciarsi sedurre dal “sogno” ma è capace di un amaro e altrettanto poetico disincanto.
È difficile restare insensibili davanti al fascino di un personaggio solare, dall’ottimismo granitico, che crede fermamente di potersi riappropriare del passato: Gatsby credeva nella luce verde, nel futuro orgastico che anno dopo anno si ritira davanti a noi. Allora ci è sfuggito, ma non importa; domani correremo più forte, allungheremo le braccia ancora di più… E un bel mattino… Così navighiamo di bolina, barche contro la corrente, riportati senza posa nel passato.
Nelle nostre giornate piene di cronaca nera, di notizie di economia depressa, di grigio tran-tran, dal grande schermo ha fatto irruzione la Bellezza, la vita sentita e narrata in modo poetico, immagini abbaglianti che restano impresse, un invito a perseguire con forza i sogni, accantonando ogni ragionevole scetticismo. Al di là del tragico epilogo, il film come il libro ci lasciano nella mente e nel cuore quella luce verde in fondo all’orizzonte, il faro verso cui continuare a navigare.
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