LA POESIA
È giorno.
L’urlo di una strana bestia
dal fondo della campagna violata.
La terra aspetta
la follia dei semi.
Il vento scrolla corolle
strane erbe sterili
che bevono a mille mani
dove l’insetto mai riposa.
Il ramarro per guardarmi
torce dal sasso la testa.
Il geco è in piena scalata vegetale.
Inseguono l’ultima vacca
ragazzi scarmigliati
a calci a pietre.
Acciai fioriscono malignamente all’aperto.
Giorni e notti
ruggine e luna
e questo maledetto vento.
(Sole papaveri ortiche un giorno
attaccheranno usci e finestre)
La civetta dal fondo dei campi
difende dall’acre fumo
di queste fabbriche
i piccoli,
il fosso dove cantavano dolcemente le rane
è stato sepolto di macerie,
al ricordo dell’antico odore
buono del pane
pian piano riaffiora
una nenia:
una antica canzone contadina.
Da Il cielo, le spine, la pietra
Poesie scelte (1995)
© Argo Editrice, Lecce
Murgia. Foto Archivio Fotogramma