LA POESIA
Chiamami, anonimo ubriaco, dimmi
che sei Dio ed in solo sette ore
puoi creare un mondo migliore. Chiamami,
vendimi tutto, finanche le ruote
rugginose del sole, chiunque tu sia –
mercante o ministro, meretrice o monello –
ma fa’ che una voce umana mi faccia
pensare a quel che avverrebbe
se a chi stesse per trangugiare una tazza fatale
all’improvviso arrivasse un suono di vita,
della vita che continua
per uomo e monte ed albero
per valle ed ala e mare,
per tutti tranne me.
Sì, m’han parlato di voli dall’alba al tramonto,
d’Europa che in un’ora entra nell’Asia,
d’uomo e di luna sempre più vicini,
tanto vicini quanto uno stelo è al suo fiore.
Perché, dunque, è poi tanto difficile
farmi sentir la tua voce,
voce d’uomo ad altr’uomo?
Chiamami, chiunque tu sia, e dimmi
quel che ti pare. Parla
di vento e cielo ad aquila
ferita nell’erba, di pane e fuoco
a mendico affamato nella neve.
Sii rude, sii crudele, ma parlami e fammi sapere
che io non sono solo
in questa mia solitudine d’uomo.
Da Gente mia e altre poesie (1978)
Traduzione di Maria Pastore Passaro
Gargano. Foto Archivio Fotogramma