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- FEBBRAIO 2018 -
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LA POESIA

In attesa d’un numero sbagliato di Joseph Tusiani
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Chiamami, anonimo ubriaco, dimmi

che sei Dio ed in solo sette ore

puoi creare un mondo migliore. Chiamami,

vendimi tutto, finanche le ruote

rugginose del sole, chiunque tu sia –

mercante o ministro, meretrice o monello –

ma fa’ che una voce umana mi faccia

pensare a quel che avverrebbe

se a chi stesse per trangugiare una tazza fatale

all’improvviso arrivasse un suono di vita,

della vita che continua

per uomo e monte ed albero

per valle ed ala e mare,

per tutti tranne me.

 

Sì, m’han parlato di voli dall’alba al tramonto,

d’Europa che in un’ora entra nell’Asia,

d’uomo e di luna sempre più vicini,

tanto vicini quanto uno stelo è al suo fiore.

Perché, dunque, è poi tanto difficile

farmi sentir la tua voce,

voce d’uomo ad altr’uomo?

 

Chiamami, chiunque tu sia, e dimmi

quel che ti pare. Parla

di vento e cielo ad aquila

ferita nell’erba, di pane e fuoco

a mendico affamato nella neve.

Sii rude, sii crudele, ma parlami e fammi sapere

che io non sono solo

in questa mia solitudine d’uomo.

 

 

Da Gente mia e altre poesie (1978)

Traduzione di Maria Pastore Passaro

Gargano. Foto Archivio Fotogramma

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