LA POESIA
lungo un
nero d’uomo
lento è venuto
da sempre
a impinguare
gli annali di accademici istoriati
(è spesso fato il
caso)
ma
noi ostaggi insudati usati urssati
non staremo al balcone
a guardare squarci di lampi
nel cielo
di rosso nel cuore
la morte del giglio latte che puro
svettava nel verde sorriso
del giardino;
nell’universo-merci
degli Stati vita si dice e
morte si sparaaa
– inganno di parola –
quante le guerre
del dopoguerra!?
nell’una volta delle civiltà
s’accendevano clavi lame spari
oggi si videano lampi di bombe
‘intelligenti’!?
flash tremendi della fictio-etere
(le guerre vere
come quelle internet-‘virtuali’
il film come il telegiornale)
cancellati dalla nevrosi
del ditotelecomandante
narcosi immagini dell’
apparenza:
orfani gli occhi brillati di
pianto
uomini i fratelli miravano
nell’occhio tramortente del fucile
oggi carnefici digitano
ai computers ‘selezionati’ codici
per un’invisibile morte
invano
i figli cercano
tra le macerie i padri,
piangono le madri chiuse nel
nero
del senz’abbracci
nei casolari vagano
nelle città fatte deserto
poi stanno come
pietra
vedove delle vite
che avevano donato
filospinati i confini
frontiere
d’odio
muri alti incrollabili muri
da sempre scoppia il senza luce di noi
tronchi sverdati
avanzi alla deriva
frantumi
carcasse
i senza meta
(sempre dilaga il senza d’uomo)
i senzanomevolto volgo
crani
gli esiliati i guerrati
extracomunitari
pelli contro pelli senza
mai
amore;
nubi volano basse
nel rosso d’orizzonte
diffusa nerità del
rosso d’uomo
nel sempre di barbarie che è la
guerra
ma
oggi nei cuori accendere la
pace
passare dall’ormai del fu al
sarà,
utopico progettare
cammino
dell’insieme
co-meta universante;
il muto l’azzittito apparolare
l’estraneo lo sfrattato appaesare
dialogazione interdicente
vivere il come noi dell’
altro,
oltre il trattato
il firmato dei Governi (si pente
mente la parola
la firma il patto
si cancella)
l’incontro degli sguardi
affratellanti
(fratellità degli occhi),
una sintassi
nuova il senzaparola degli
sguardi,
libero uscire
dal recinto minato;
scoprire il fiorellino nel fogliame
l’acqua ferma del rivo l’acqua
chiara
udire sinfonie d’erbe su zolle
di velluto
lottare
per una prospettiva ugualitaria,
comune poter essere
costruire parchi di bimbi
fioriti
policromie infanti
nella verdegiallanza
dei prati
brillìo di dentini
d’avorio nei sorrisi degli sguardi
multicolori
sconfinamento d’occhi;
oltre le ragioni ufficiali
dei Governi
contro il loro utile
l’in-utile di mani
che girotondano
che danzano nel giromondo
contro l’azzittimento dei Potenti
la libera policroma
parola
dell’incolore d’
uomo
la pace sia
sarà la pace
il senzaspaziotempo
dei cuori
l’insieme noi
degli io
fare dei campi di battaglia
campi da gioco dove volano
aquiloni sogni speranze
i fili spinati mutare in corde
per i salti dei bimbi
unietnici
le armi spallottolare
la pace cantare gridare
danzare nei ritmi tambureggianti
tam tam del cardiobattere
di mani che s’alzano ai cieli
tatuare una
colomba
sull’infinito
mondo tondo
del pancione d’una donna in attesa,
ab ovo del sarà
utopia;
lì dorme un nido che semina
amore
Da verso l’at-tendere (2005)
© Piero Manni - San Cesario di Lecce
Foto di Madeleine Gehrig